Lo spettacolo non è solo un racconto della vita di Van Gogh, ma una riflessione sulla sua ricerca artistica e spirituale, in cui ogni episodio è filtrato attraverso la sua visione pittorica e il suo travaglio interiore. La scena diventa una gigantesca tela, su cui l’azione dell’attore si trasforma in pennellate di vita, come un'opera di "pittura teatrale" che muta sotto gli occhi del pubblico, ispirandosi alle tele di Van Gogh.
Messa in scena immaginaria di una lettera che il celebre pittore Vincent van Gogh scrive al fratello Theo, il suo confidente più intimo. Attraverso questa lettera, Van Gogh riflette sul senso e il valore del suo lavoro artistico, racconta del rapporto complesso con il padre, un pastore protestante, e rievoca il dolore per la perdita del fratello maggiore, morto un anno prima della sua nascita e da cui ha ereditato il nome. Con tenerezza si felicita per la nascita del nipote Vincent e condivide le sue riflessioni sull'amicizia con l'artista Paul Gauguin, fino a toccare i temi della sua malattia e della morte.
Lo spettacolo offre un’immersione poetica nella vita e nel mondo interiore di Vincent van Gogh, esplorando le sue emozioni, le sue lotte e la sua visione dell’arte come strumento per dare significato all’esistenza. È un invito per il pubblico a riflettere sul valore dell’arte come specchio dell’anima e sulla complessità di un genio tormentato che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della pittura.
interpretato da
SALVATORE AURICCHIO
oppure da
DIEGO GOTTI
regia di
GIOVANNI MOLERI
Tecnica utilizzata
Teatro d'attore
Esigenze tecniche
Tempo allestimento 2 ore
Spazio scenico 8m x 8m
Presa di Corrente 380a e 220a
Potenza 10 Kw.
Durata 60 minuti circa
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